giovedì 12 luglio 2007

magazine 3


„Comitato magazine3“ - genova -

Articolo sull’anali del voto di Andrea M.
Le recenti elezioni amministrative segnano un momento cruciale per i destini del centrosinistra in Italia nei prossimi anni. E’Si presenta, quindi, come necessaria una serena ma ferma analisi delle motivazioni che possono spiegare l’atmosfera presente nel Paese, e tanto più in una città tradizionalmente di sinistra come Genova, anche nei suoi quartieri storicamente popolari, dove a farla da padrone è stato l’astensionismo.
Innanzitutto è il governo nel suo insieme a dover trarre delle lezioni da questo risultato. Il rischio serio, da scongiurare traendo spunto dagli errori commessi, è consegnare il Paese nuovamente alla destra. E questa volta per molto tempo. Il governo, dunque. Verso di esso, dopo un disastroso governo di centrodestra, le aspettative erano davvero elevate ed il Paese si era rivolto in massa al centrosinistra, come una speranza per il futuro.
La prima opportunità mancata è stato un netto cambiamento rispetto al passo: un taglio di ministri, viceministri e sottosegretari (molti, peraltro, inutili). Si è guardato alla soddisfazione di tutti, aumentando il numero di cariche rispetto al passato, lasciando cadere l’opportunità di un gesto simbolicamente forte, di grande coraggio. Ed è il coraggio, spesso, a mancare nell’azione di governo, appannata dai particolarismi e dai distinguo.
Anche il coraggio di non candidare e di non offrire cariche a chi è stato condannato in via definitiva è mancato.
Il centrosinistra deve capire che il valore della legalità e della trasparenza è per i propri elettori fattore fondamentale e determinante: l’attuale delegittimazione della politica da parte dei cittadina è proprio figlia di un qualunquismo, generato dalla mancanza di moralismo e trasparenza, che genera il convincimento del “tutti uguali”. E, a riguardo, risulta devastante la vicenda delle intercettazioni telefoniche sul caso Unipol: non perché, ad oggi, vi siano fatti penalmente rilevanti, ma perché ormai su è perso il significato di Politica. Proprio perché una politica di centrosinistra deve garantire le medesime possibilità a tutti cittadini ed un forte sviluppo, tutelando i più deboli, e lottando per la giustizia e l’uguaglianza dei cittadini, è suo compito, di certo, rapportarsi con il mondo economico per perseguire gli scopi elencati. Ma non deve “tifare” per gli amici. Deve semplicemente definire “le regole del gioco”, garantendo i cittadini ed affermando gli strumenti in grado di garantire umanità e benessere per tutti al sistema capitalistico. In questa direzione deve andare lo stato sociale e la libera concorrenza.
Un passaggio importante, in grado di incanalare il consenso verso il governo, è stata la fase delle liberalizzazioni: una classe politica che finalmente ha tentato di sciogliere molti dei lacci che avvolgono l’Italia. Di fronte, però, a sparute proteste di alcune classi economiche, nonostante il grande appoggio nel paese verso i provvedimento Bersani, l’azione è stata meno incisiva. E’ mancato, nuovamente, il coraggio.
Arriviamo così all’indulto; una ferita aperta per il Paese: l’Unione deve capire che il valore della legalità è valore di sinistra, così come la certezza della pena ed il diritto alla sicurezza dei cittadini. Aprire le celle a chi ha commesso reati (compresi quelli finanziari), di fronte ad una crescente domanda di sicurezza, ha ulteriormente eroso consensi, creando un allarme sociale, su cui le destre vincono, con modi populistici, le elezioni. La soluzione per la risoluzione del sovraffollamento delle carceri italiane era molto più semplice: un piano straordinario di realizzazione di edilizia carceraria.
Non sono invece arrivati gli attesi provvedimenti atti a fermare la precarizzazione del lavoro, in primis giovanile, reale causa della debolezze nella creazione di nuove famiglie (il centrodestra farebbe bene a riflettere su questo): insomma il tema principale che aveva permesso la vittoria dell’Unione nel 2006 e la conquista del voto giovanile è stato lasciato in secondo piano.
La risoluzione del conflitto di interessi sembra avviata verso una strada tortuosa, così come il provvedimento sui Dico, mentre le leggi vergogna ad personam varate dal governo “Berlusconi” non sono state cancellate.
La Finanziaria ha poi fatto il resto: i flussi di cassa dovevano essere meglio calcolati per evitare una manovra troppo dura generando in seguito un extra gettito da spartire (con relative polemiche che durano da mesi sull’utilizzo del “tesoretto”). Le fasce di reddito per il calcolo della tassazione hanno generato la mostruosità che il ceto medio venisse tassato con la stessa aliquota del ceto benestante. La tassazione ha colpito, in primis, i lavoratori dipendenti, i quali, hanno già contribuito al risanamento con sforzi de facto “non eludibili”, ed ancora troppo ampia è la fascia di evasori (anche se un’azione in tal senso è iniziata), così come da rivedere dovrebbero essere le procedure per velocizzare il recupero dei debiti dovuti allo Stato.
La sensazione è quella che si parla e litiga tanto, ma si fa molto poco.
Il metodo caotico con cui si è proceduto, e spesso tuttora si procede (anche sul tema delle pensioni), con dichiarazioni anche contraddittorie tra loro, impedisce di prendere decisioni e getta il paese nell’insicurezza e nello sconforto (se non nella paura): a nessuno è mai in mente di sedersi attorno ad un tavolo ed uscirne (anche dopo ore) con una decisione unitaria, frutto di una sintesi.
Non dimentichiamo che per praticare un rigoroso riformismo, bisognerebbe dapprima avere le idee ben chiare in mente e compiere scelte nette, che, di certo, scontentano qualcuno, ma hanno la forza della fermezza (e si spera della bontà).
L’ampliamento dei diritti (in primis sociali) risulta perlomeno arenato (si vedano i Dico, applicati in moltissimi paesi europei), lo sforzo modernizzatore affievolito, il principio della laicità dello Stato teso a garantire un’azione politica in difesa dei cittadini tutti e, non dei soli credenti, troppe volte messo in discussione.
Di queste ore è la vicenda delle pensioni, e si spera si risolva positivamente per i lavoratori, anche se, anche su questo tema, sono stati troppi i tentennamenti.
La politica estera è, invece, il fiore all’occhiello di questo governo: generosa, ferma quando necessario, dinamica, protagonista. Certo, ci sarebbe voluto, uno scatto di orgoglio sulla base di Vicenza, anche inventando soluzioni nuovi come la proposta di discussione su una difesa a livello europeo, più che sulla Nato. Tanto più in quel momento di accavallamento tra la questione della base di Vicenza e il rifinanziamento della missione in Afghanistan.
Infine non vedo incisive misure a sostegno dell’ambiente: ad esempio, perché non pensare ad un obbligo di utilizzo della carta riciclata per ogni tipo di pubblicità?
Sia ben chiaro, però, che queste sono critiche costruttive, tali da non poter fare paragoni con l’operato devastante del governo precedente: la distruzione socio-civile ed economico-sociale portata avanti dal governo Berlusconi, che in prevalenza ha pensato a difendere i propri interessi, non ha precedenti.
La sconfitta del 28 maggio viene anche imputata al Partito Democratico. Io non penso che debba essere coinvolto il Partito Democratico in quanto tale, anche perché questo progetto è utile e necessario al Paese. Di certo il nuovo soggetto ha pagato lo scotto di una vicinanza al Primo Ministro, la cui popolarità è in caduta libera. Il problema è, però, un altro, ovvero come costruiamo il Partito Democratico: la gestazione della nascita, insomma. Si dice spesso di non creare la somma di Ds e Margherita ma, purtroppo, si sta andando in questa direzione. E allora pongo alcune domande. Su quale base valoriale condivisa costruiamo il nuovo partito? Mi spiego: c’è mai stata una discussione valoriale tra classi dirigenti e tra militanti su temi quali laicità dello Stato, sviluppo sostenibile, rapporto con i progressisti europei, economia, scuola, giustizia? Senza uno schema programmatico-valoriale, non vedo la differenza tra partito e lista civica.
A me sembra che, attualmente, ci siano solo delle interviste tra leader rimpallata sui giornali da un giorno all’altro, come in una partita di tennis. Finora si è parlato di Pantheon. A me interesserebbe parlare di idee, valori, soluzioni per il Paese.
E poi perché non allargare i propri orizzonti al mondo ecologista (penso ai Verdi), ai Socialisti, alla Lista Di Pietro? Non credo che la continua ricerca del compromesso Ds-Margherita sia la strada giusta: siamo di fronte ad un grande progetto, in grado di dare respiro ad una politica, non moderata, ma rigorosamente e orgogliosamente riformista. Perché rinchiudersi in se stessi? Perché non dare slancio ai giovani, avendo dato vita ad un comitato promotore di over 60, senza nessuno tra ventenni, trentenni e quarantenni? Il partito democratico dovrebbe proprio scardinare questo sistema gerontocratico vigente in Italia.
Spesso si è sentito dire che il Partito democratico non dovrà essere la somma dei gruppi dirigenti di Ds e Margherita: ebbene si sta facendo di tutto, invece, per fare questo. La scelta del leader (oggi si discutono anche le primarie, che dovrebbero essere ormai un metodo basilare) sembra appassionare di più che gli aspetti programmatrici. Il pantheon più dei valori. Le poltrone più che le idee.
Ripartiamo da zero. Per con-vincere.
Infine un accenno alla città in cui vivo, Genova. Qui il fenomeno è stata una grande astensione nei quartieri periferici tradizionalmente di sinistra. Questo perché la precedente amministrazione, che ha reso il centro di Genova splendido, ha trascurato le periferie, ormai in larghe parti degradate, governando in certe situazioni anche con arroganza (ad esempio votando l’installazione di un inceneritore, a fine luglio, su un sito discutibile per problemi ingegneristico-ambientali, con il parere contrario della cittadinanza), trascurando le richieste dei cittadini relative a sicurezza, degrado, pulizia delle strade, trasporto pubblico. Sono mancate le scelte condivise e la manutenzione dell’ordinario, pur essendo stato ben presente un grande progetto di cambiamento della città, che tutti possiamo osservare. Si è peccato troppo di presunzione, compiendo scelte senza discuterne con i cittadini (strisce gialle, inceneritore ecc.). Si è creato allarmismo con dichiarazioni confuse sulla chiusura degli ospedali. Non dovrà più succedere, se vogliamo essere una forza responsabile.
Anche questo dovrà servire di lezione.

Da Stefano al Membri del Direttivo: la riunione di ieri ..come momento iniziale di confronto.. mi è sembrata utile e interessante.. finalmente Marcello ci ha dato almeno la speranza che la politica non finisce dopo le elezioni.. che l'eletto non arriva alle istituzioni senza l'aiuto o le idee anche degli altri.. spero che l'incontro tra i coordinatori avvenga presto.. prima delle vacanze, saluti a tutti

Da Enrico V. ad Andrea m.: come sempre trovo nelle tue riflessioni molti argomenti che condivido in pieno quindi non vorrei tediarti argomentando su tutti
mi permetto invece di suggerirne tre sui quali mi piacerebbe aprire con te e con tutti un dibattito in quanto tutti ne parliamo ma poi in concreto non vedo proposte in particolare che partano dalla base
1 ) rinnovamento generazionale e di genere
come con che regole con che sistemi di partecipazione reale e sino a che livelli ?
2) partecipazione diffusa alla scelte locali
come con che sistemi di partecipazione reale e sino anche livelli?
3) comunicazione capillare su lavori e progetti in essere della giunta regionale in particolare su sanità, lavoro ,sicurezza
e conseguente possibilità di utilizzo e coinvolgimento di comunicazione sul territorio con iniziative del nostro comitato
ovviamente su queste cose avrei qualche piccola idea e se ne abbiamo voglia e tempo mi piacerebbe cominciare da subito a discuterne che ne dici ?

Da Libertà & Giustizia del 19/6/07 :
Pd, è giusto eleggere così il segretario?Prodi ha deciso: sarà "una scelta di popolo" con le primarie del 14 ottobre. Le liste dai 475 collegi saranno obbligatoriamente collegate a uno dei candidati alla segreteria del Pd. Basteranno 100 firme per presentare una lista. L'elenco dei candidati sarà breve e blindato, senza cioè la possibilità di esprimere preferenze. Per alcuni è la scelta giusta per eleggere un candidato forte, per altri il sistema di riprodurre correnti, radicando ulteriormente lo scontro tra Ds e Dl. E secondo voi? E' il sistema giusto per eleggere segretario e assemblea costituente? Preferireste poter scegliere i nomi all'interno delle liste? E Veltroni dovrebbe candidarsi?


Genova, sempre giugno ‘07 by blor

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